Francesco, Giammatteo, Claudio, … , non sono solo nomi, ma storie, vite strappate dalla mafia a figli, madri, padri, fratelli. Il 21 marzo (Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie) la memoria si trasforma in responsabilità e il lunghissimo elenco di storie prende vita nel cuore di ognuno mettendo le radici, battito dopo battito, dell’albero di pace che tutti unisce e che tanto alla malavita fa paura.
Testimonianza e Cultura sono le parole con le quali continuare la lotta che permette al ricordo di diventare impegno.
3P (Padre Pino Puglisi – ucciso a Brancaccio il 15 settembre 1993, giorno del suo compleanno) definiva il testimone come “…una presenza del Cristo presente dentro, anzi dovrebbe diventare trasparenza di questa presenza. E testimonia la presenza di Cristo attraverso la sua vita…” e le armi utilizzate contro bombe e pistole sono le parole e i sorrisi; quei sorrisi con i quali, nonostante le lacrime agli occhi, si ricordano tutte le vittime a partire proprio da quello con il quale Don Pino è morto dicendo al suo uccisore Salvatore Grigoli “me l’aspettavo”. Parole e sorrisi con le quali il testimone è capace di indicare non cosa è la speranza, ma chi è la speranza.
Queste testimonianze di Amore vero e l’educazione portata dalla cultura spaventano “l’uomo d’onore”, distruggendo la convinzione dell’ambiente mafioso che lo fa sentire l’omu per eccellenza, appartenente ad una categoria superiore, che può tutto, e gettandolo, come avrebbe detto Peppino Impastato, in quella “montagna di merda” che la mafia rappresenta.
Diventano quindi uomini di “disonore” poiché vanno privati del rispetto e della considerazione altrui, senza però dimenticare che, proprio perché non si vuole essere come loro, il giudizio deve essere non sulla persona ma su tutti gli atti compiuti, facendo capire realmente il valore della parola Onore.
Silvio Ziliotto (membro della presidenza delle Acli Milanesi con la delega alla legalità) sottolinea che le Acli sono tra i fondatori di Libera e fino a pochi anni fa la sede di quest’ultima era presso le Acli Milanesi. “Le due realtà ha detto Ziliotto – si sono sempre sostenute, andando a “braccetto” su tante tematiche. Libera ha sempre potuto contare sul supporto del Movimento in tutta la città metropolitana e sui territori di Monza e Brianza, sia dal punto di vista contenutistico che logistico/organizzativo”.
Ziliotto ricorda con commozione due particolari anniversari della giornata nazionale del 21 marzo: “Il primo, nel 2010, che culminò con l’arrivo in piazza Duomo con oltre 100mila persone, quando gli aclisti milanesii accolsero i familiari delle vittime facendoli sentire a casa e parte del grande albero della Pace; il secondo nel 2017 quando in Piazzetta Capuana a Quarto Oggiaro, dove da anni le Acli operano, sempre il 21 marzo intervennero sul palco, in una manifestazione molto partecipata, il presidente onorario di Libera Nando dalla Chiesa, il presidente delle Acli Milanesi Paolo Petracca, il Sindaco Beppe Sala e numerose altre autorità civili e militari. Una giornata forte e importante – ha conclusio Silvio Ziliotto – perché, proprio dalla piazza, simbolo della rinascita di un quartiere, parte l’impegno di tutti”.
Proprio nella settimana nella quale festeggiamo la festa del papà è bello evidenziare come i “padrini” non potranno mai considerarsi padri perché quest’ultimi hanno un amore vero che non impone e non forza il cuore di nessuno, stanno sulla porta pronti ad abbracciare ogni figlio e sorreggerlo per la vita.
Tratto da “Il giornale dei lavoratori” – editoriale ACLI Milanesi